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5/10/2018
Economia circolare, città circolari

Il modello di consumo a cui siamo abituati mostra più di una crepa. Se un numero crescente di persone sceglie di abitare nei centri urbani, è evidente che le nostre città non possono sostenere nel lungo periodo lo schema ‘compra-usa-butta’ che ha finora guidato il comportamento di cittadini e consumatori.

La necessità di usare in modo più intelligente risorse come l’energia e l’acqua, ridurre lo spreco alimentare, diminuire la quantità di rifiuti prodotti ogni giorno e limitare l’impronta ecologica è all’ordine del giorno in molte città del mondo, e non solo nelle più grandi. La nuova parola chiave è Circular City, un concetto che si ispira al paradigma dell’economia circolare per incoraggiare la pianificazione urbana secondo modelli ‘regenerative by design’.

Chi troviamo in una Circular City? Innanzitutto amministratori responsabili e lungimiranti, capaci di mettere in campo politiche concrete per la sostenibilità e il governo mirato del territorio, ma anche cittadini attenti, pronti a fare la loro parte quando si tratta di riciclare, riusare e condividere. Secondo le stime del Parlamento europeo, l’adozione delle logiche circolari permetterebbe all’UE di risparmiare quasi 600 miliardi di euro, riducendo le emissioni di CO2 del 2-4% su base annua e recuperando fino al 65% dei rifiuti solidi urbani.

Le tecnologie digitali sono uno strumento essenziale per tradurre in realtà il modello della Circular City, mettendo a fattor comune dati, risorse, applicazioni e servizi. Grazie a piattaforme molto semplici, si possono ad esempio incoraggiare le persone a prendersi cura della città e contribuire alla sua manutenzione (è il caso della nostra ePart), vivere meglio la comunità e accedere ai suoi servizi (avete presente InfoGov?), favorire l’utilizzo dei mezzi pubblici (lo ha fatto ATAM a Reggio Calabria con CitySmart).

E siamo solo all’inizio: la rivoluzione delle Circular City è appena cominciata.