Al Museo Archeologico Nazionale di Taranto si usa la tecnologia per
valorizzare i reperti, agli Uffizi di Firenze si sperimentano
degli algoritmi per smaltire le code all’ingresso, al Polo del 900 di Torino è arrivata la
realtà virtuale, mentre al Museo di Trento sono cominciati i lavori per la costruzione di un planetario e teatro
digitale. Progetti davvero innovativi, segno del fatto che la tecnologia è
entrata a pieno titolo tra gli strumenti che le strutture museali usano per
attirare visitatori e promuovere la conoscenza.
La sfida dell’audience engagement è però tutt’altro
che vinta, e molti rimproverano ai
musei di continuare a ragionare per singoli progetti, senza trovare il coraggio
di ripensare radicalmente l’esperienza che viene offerta ai visitatori, creando
ad esempio percorsi interattivi o sfruttando le tecnologie mobile per aprirsi a
logiche di gamification. La storica resistenza al cambiamento è comunque in
parte risolta, tanto che l’allocazione dei fondi e delle risorse disponibili
tende sempre più a considerare una quota da destinare all’innovazione.
Da accelerare è senza dubbio l’utilizzo del marketing
digitale e mobile. Gran parte dei musei
italiani, sia pubblici sia privati, ha un sito web e un servizio di
biglietteria elettronica, ma ancora
pochi hanno definito una strategia veramente integrata, in cui attivare in
modo sinergico canali social, mobile app, sistemi di messaggistica.
Con piattaforme digitali come Movibell, ad esempio, è possibile
creare un Canale geolocalizzato per il
museo, che saprà farsi riconoscere
con un caratteristico trillo ogni volta che una persona passerà a circa 200
metri di distanza con lo smartphone in tasca e la mobile app attiva. Grazie a
Movibell, l’utente sarà così sempre
aggiornato sugli orari di apertura, le mostre in corso, gli eventi in
programma o le iniziative speciali a cui partecipare, con anche la possibilità
di acquistare i biglietti o prenotare una visita.
Facile, no? La trasformazione digitale dei musei passa
(anche) dalla tecnologia mobile.